Concluse le sperimentazioni di produzione dei
primi anni '90, con la “Oggetti/Progetti Design
Edizioni” e poi con la collezione “Artdesign”,
esperienze che prevalentemente miravano a
chiarire il rapporto tra momento ideativo e
momento produttivo, soprattutto dal punto di
vista del designer, inteso come agente
preposto al coordinamento di tutte le complesse
fasi del processo, si comprese la necessità di
indagare ancora una volta, e più
approfonditamente, le potenzialità dell'intero
ciclo produttivo artigianale.
Ciò in relazione sia ad un rinnovamento delle scelte e della
qualità culturale degli aspetti formali, che ad
un adeguamento a nuove strategie di mercato che,
pur non rinnegando i tradizionali canali
collegati alla bottega, non disdegnassero la
proposizione dei nuovi prodotti ad una più vasta
platea anche nazionale. Va aggiunto che in
quegli anni sviluppai un particolare interesse
per la lavorazione ceramica che, pur essendo
stata oggetto di attività di progettazione fin
dalle origini del mio percorso creativo, solo a
partire dalla metà degli anni '90 divenne anche
un impegno esecutivo privilegiato e costante.
La concomitanza tra l’interesse per tale espressione e la necessità di
acquisire maggiori e più dirette conoscenze di
gestione del mercato artigianale, unitamente
all’entusiasmo generato dalle mutate condizioni
politiche, favorirono la decisione di dare vita,
dal 1997 al 2001, ad 'Artètèca
(1) (con l'accento indifferentemente sulla prima
o sulla seconda “e”), uno studio – laboratorio
nel ritrovato centro antico della città che era
luogo di cultura, di produzione, di confronto e
di vendita, dove arte, artigianato e design si
incontravano per interagire con allievi, con gli
altri artigiani e per proporsi al pubblico.
Quel laboratorio, grazie proprio alle caratteristiche intrinseche ed alla
natura della lavorazione ceramica, nacque anche
con l'intento di concentrare nell'unica figura
del designer – artigiano la gestione ed il
controllo dell'intero ciclo produttivo. Questo
nuovo percorso di ricerca, intimamente collegato
alla ceramica, divenne l’espressione
privilegiata raggiungendo risultati interessanti
e mise in secondo piano l’attenzione per gli
altri materiali, la cui progettazione fu in
parte rallentata.
Arteteca
stimolò la nascita importanti
rapporti di collaborazione culturale (proseguiti
a lungo anche dopo la chiusura del Laboratorio
nel 2001) con altre botteghe artigiane, con
associazioni di categoria e con alcune
Istituzioni che mostrarono particolare interesse
per l'ipotesi di uno sviluppo, in termini di
qualità ed innovazione, del comparto artigianale
artistico. (2)
Ciò consentì, nel corso degli anni 2000-2014, di condurre una
analisi approfondita sulla condizione del
soprannominato artigianato artistico e di
proporre una prima fase di interazione, in
maniera molto più allargata di quanto non fosse
già stato fatto in precedenza, tra momento
dell’ideazione e momento operativo, puntualmente
verificata sia attraverso occasioni propositive,
come l’organizzazione di grandi mostre o la
partecipazione a fiere nazionali, che la
sperimentazione di introduzione nel mercato
attraverso la creazione di forme di
associazionismo e consorzi di piccole imprese.
Intanto, conclusa l’esperienza laboratoriale, e mentre si conduceva
l’indagine riguardante la produzione, fu avviata
una nuova esperienza di ricerca, con il gruppo
Chiajastudio (3), per l’individuazione di nuovi
stimoli progettuali, dai quali potesse scaturire
un design adeguato ai tempi e a quella che
sembrava profilarsi come la nuova condizione del
settore di riferimento. A tale scopo furono
riprese ed affrontate con intenti innovativi
antiche tematiche, come d’altra parte furono
studiati nuovi ambiti di intervento.
Sul piano dello
sviluppo di ipotesi progettuali gli anni
2000, nel complesso, si rivelarono
particolarmente stimolanti anche, e forse
soprattutto, per l'attenzione dedicata, oltre
alla ceramica che confermava la sua centralità,
anche ai materiali trattati nel passato quali,
ad esempio, il legno, il rame e l'ottone,
l'acciaio in lastre o tubi, il vetro etc.
Ne risultò
una notevole produzione di progetti di design,
diretta conseguenza di ricerche tematiche svolte
sia individualmente che in gruppo.
Alcuni di questi progetti furono realizzati, consentendo ulteriori
riflessioni e verifiche, come nel caso del
tavolino basso Onda e dei candelieri in
legno e ottone, realizzati per “Artdesign 2002”,
o per il progetto Vaso Alto, in ferro
ramato e ceramica per “Artdesign 2004”; o ancora
per la Colonna –Porta CD realizzato per la
mostra “Alberi” tenutasi al Castel dell’Ovo nel
2005 a Napoli o per la seduta Ciuccio,
progettata con Lorenzo Santaniello nel 2006 e
presentata a “Perché non vi sedete?” mostra a
cura di Silvia Sfrecola Romani a Velletri e poi
al Festival delle Arti di Villa Fogliano (LT) e
poi ancora alla mostra “Polis” alla galleria Nea
di Napoli.
Vi fu in quegli anni anche una assidua partecipazione a diversi
Concorsi Nazionali di Design, come ad esempio il
Neri Award o il "Premio Vico Magistretti” per De
Padova, per i quali furono progettati oggetti,
complementi d'arredo, elementi e moduli di
Arredo urbano, spesso in collaborazioni con
altri architetti.
Tuttavia non tutti i progetti degli anni 2000 hanno avuto la
possibilità di essere realizzati, benché in
molti casi, per ideazione e innovazione,
meritevoli di una sperimentazione che ne
completasse e convalidasse l’iter progettuale.
Questi progetti non sono certamente meno validi
di quelli realizzati e, per quanto rimasti sulla
carta, vanno resi noti e studiati poiché, oltre
ad essere la testimonianza di una scelta
culturale viva e costantemente sostenuta, sono
certamente portatori di stimoli per quanti
volessero proseguire un percorso creativo che
possa tener conto di tali esperienze.
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