Page 37 - LIBRO FARE DESIGN
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andava assimilando le regole.
                Tali premesse, credo, spinsero l'industria tradizionale a volgere lo
                sguardo verso il meridione, dove personaggi di punta e gruppi di
                avanguardia (1) si stavano con forza mettendo in luce per la loro
                creatività, le loro capacità innovative, la conoscenza e la competenza
                nel  tentativo  di  gestione  di  un  tessuto  produttivo  povero  e
                tecnologicamente    arretrato  dal  quale,  però,  giungevano
                suggerimenti particolarmente interessanti. I designer del sud per la
                loro stessa condizione erano, in denitiva, in grado di creare progetti
                di  grande  impatto  estetico,  semplici  da  realizzare  e  dai  costi
                contenuti. Queste caratteristiche sembravano poter risolvere tutti i
                problemi di un'industria in fase di dismissione e convinsero molti a
                tentare l'avventura.
                Il  rapporto  con  l'AcerbisForm,  azienda  di  Bergamo  specializzata
                nella  produzione  di  elementi  modulari  metallici  per  allestimenti
                eristici, che da qualche tempo tentava un inserimento nel mondo
                del design per il settore home, nacque proprio in questo periodo.
                La  richiesta  del  gruppo  industriale,  attraverso  il  direttore
                commerciale  Attilio  Ferraro,  fu  quella  di  creare  un  team  di
                progettazione per la realizzazione di una collezione di complementi
                d'arredo, prevalentemente  in metallo, da presentare al Salone del
                Mobile di Milano nel 1990.
                Il mio contributo, con la collaborazione dell'arch. Antonio Esposito,
                consistette  nel  presentare  alcune  proposte  di  mobili  di  piccole
                dimensioni, previsti prevalentemente in lamiere o tubolari di ottone
                e rame, completati da accessori opzionali anche in altri materiali.
                Nacquero così i progetti di uno sgabello alto in tubi di ottone e
                seduta in legno, una console in lamiera piegata con mensole in
                vetro, un carrello portavivande con prolati di ottone, vetro e legno,
                un divanetto in curva a due posti con struttura e decori in ottone e
                rame e seduta imbottita.
                Ma alla ne il progetto prescelto, e poi realizzato ed esposto al
                Salone milanese, fu il tavolino chiamato Vesuvio.
                Pensato  a  pianta  triangolare,  per  una  potenziale  facile
                aggregabilità nei grandi spazi, costruito in lamiera d'acciaio
                ad ossidazione frenata, questo tavolino basso nato per l'area di
                relazione  poteva  essere  facilmente  realizzato  con  un'unica
                operazione  per  il  taglio  e  la  piegatura  della  lamiera,  con
                conseguente rapidità di esecuzione ed abbattimento dei costi.
                Era poi dotato di accessori opzionali, come il piano in marmo
                orientabile  o il posacenere  estraibile in fusione di ottone, come


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