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“Dichiarazione Poetica”
                                           “tabulae” di terracotta.

                                           Ogni forma di arte chiama a sé le cose. Un chiamare che è anche un corrispon-
                                           dere al linguaggio, abitare in esso e dargli la forma intima e segreta dell’anima.
                                           Ciò è il risultato di un costante esercizio, di un continuo interrogarsi, di un pe-
                                           renne stato di allerta capace di non cedere alla realtà fenomenologica così com’è,
                                           ma di trascenderla. Questo stato di perenne intimità, questa incessante ricerca
                                           di autenticità rende possibile essere dentro le cose e, nello stesso tempo, situarsi
                                           nella quiete della dif-ferenza che in segreto ci alimenta.
                                           Un alimentarsi che è anche un riconoscersi e un darsi continuamente alle cose
                                           per cogliere le intime istanze e le vibrazioni profonde dell’inconscio. Su questi
                                           assunti di base si è costantemente misurata la mia ricerca artistica che, secondo
                                           Franco Loi, nella recensione del volume di poesie Buthos (2003) sul domenicale
                                           de Il Sole 24 ore, “nasce dalla rarefazione di un mondo in frantumi”, sofferto
                                           “tra realtà e sogno” e dalla condensazione immaginativa dell’esserci, volto a dare
                                           “figure” e “simboli” alla lettura del profondo sospeso “tra il tempo del mondo
                                           e l’eterno della fantasia”.
                                           Questo continuo ricercare tra “anfratti e detriti” “le radici e le ragioni delle cose”
                                           mi ha accompagnato fin dall’infanzia. Sui fogli di argilla trovata nel terrapieno del
                                           giardino di casa incidevo dei graffi come se fossero tante lettere di una scrittura
                                           cuneiforme o eleganti geroglifici. Ogni tratto era la viva espressione di un senti-
                                           mento, di un movimento dell’anima. Lo stesso mi è accaduto con i supporti car-
                                           tacei. Con la spessa carta paglia, su quella bigia, sui fogli gialli, viola, rossi, verdi,
                                           bruni utilizzati per la realizzazione dei fuochi d’artificio ho realizzato molteplici
                                           libri d’artisti. Li preferivo ai fogli patinati.
                                           Erano per me un corpo vivo, capace di ampliare e valorizzare la parola scritta o
                                           dipinta. Con questi materiali ho realizzato, in collaborazione con gli amici artisti
                                           Antonio Baglivo e Cosimo Budetta e tanti altri ancora, molteplici libri d’artisti,
                                           come testimoniano le quattro pagine dell’opera esposta in questa rassegna.
                                           Nella prima tabula giganteggia la scritta POESIA costellata da un universo di
                                           puntini a sostegno della forza e del valore della parola. Nella seconda lastra la
              in questa pagina:
                                           parola STILO e l’asta con cui si scriveva sulle tavolette di creta testimoniano il
              schizzi delle “tabulae”:
              poesia, stil, spirali e rilievi.  lungo cammino della storia del linguaggio.
              libri d’arte:                Nella terza SPIRALE e la disposizione dei gusci delle lumache indicano il co-
              “Odoei di tutti i fiori” e “ La nube”
                                           stante avvolgersi e riavvolgersi su sé stesso del pensiero. Nella quarta RILIEVI e
              nella pagina a fronte:       le varie altezze dei corpi cilindrici sono l’espressione dell’incessante fatica a cui si
              Dichiarazione Poetica
              Tabulae in terracotta        deve sottoporre chi intende scalare le vette del linguaggio creativo.


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